venerdì 22 agosto 2008

I QUATTRO PASSI

RIONE PESCARA





Questi sono i nostri primi quattro passi per i quartieri di Eboli, un inizio scontato, per chi conosce il sottoscritto, un obbligo morale, per il sottoscritto!
La prima delle sensazioni che provo è questo maledetto senso di abbandono di un area cittadina oggettivamente difficile da gestire, le problematiche sono così dense che si potrebbero stringere tra le mani, ma quello che più colpisce non è il degrado in cui versa la zona, non sono i segni evidenti di uno scarso senso civico di una parte dei residenti, a fare male non è di certo la spavalderia dei ragazzini, la maggior parte di loro innocui, se accolti in un abbraccio e non evitati, non colpiscono i saccheggi deplorevoli di strutture abbandonate o il sistematico vandalismo negli androni dei palazzi, in strada…ovunque!
Quello che produce più tristezza è che a favorire tutto questo è l’assenza di interesse per quest’area, il disinteresse per lo sviluppo di un quartiere, il disinteresse per il presente di tante famiglie, per il futuro di tantissimi minori che sulle siepi del loro piccolo cortile, difficilmente, se tutto resta così, potranno scorgere un raggio di luce.
E’ un peccato che gli ebolitani, quelli veri, non vogliano accorgersi di tanta indifferenza.




Cosimo Avigliano



giovedì 21 agosto 2008

STORIE

DA EBALO A JEVULE




Le origini di Eboli sono antichissime ed è difficile delineare una quadro preciso della sua fondazione. Secondo alcuni il nome Eboli deriva dal nome di un personaggio mitico: Ebalo. Egli è menzionato nel settimo libro dell'Eneide, fra gli oppositori di Enea. Era figlio di Telon, re di Capri, ma non contento delle terre lasciategli dal padre allargò il suo regno conquistandone di nuove. (Eneide, VII – 736.)
E' più probabile, però, che il nome Eboli derivi dal greco “Eu Bòlos” (buona zolla.) Non sappiamo storicamente quale fu il popolo fondatore. L'archeologia attesta la presenza di civiltà sul territorio già a partire dall'età del rame (circa 2000 a.C.)
I Romani la chiamarono Eburum, concedendole lo stato giuridico di Municipium. Cio' faceva degli eBolitani cives romani a tutti gli effetti, mantenendo allo stesso tempo la propria indipendenza amministrativa.
Nel Medioevo il nome cambiò da Eburum a Evoli. Ancora oggi è possibile riconoscere l'eredità del nome medievale nella forma dialettale Jevule.

AMEDEO FINE


*nella foto: acquedotto romano ad Eboli.

PRESENTAZIONE

Eboli diva


Mi fermai su uno dei suoi timidi rilievi rapito dalla bellezza e dalla vastità di quel corpo cosi’ vivace e pallido, la guardavo lasciando liberi i pensieri, concedendo alla passione tutto il tempo possibile per esplodere nell’ennesimo sentimento di appartenenza…… mentre intorno sorridevano gli alberi, i fiori, quel mantello di erba profumata… mentre il cielo si abbassava fino al limite per comprendere il mio stupore.

Eboli, la mia piccola grande diva, dolce come il suono delicato dello scorrere dell’acqua del fiume che le accarezza i lunghi capelli, salata come le onde dell’immenso mare che imperterrito le bagna i piedi…..

Eboli, madre antica di arte e sacrificio, terra fertile per poeti e maledetti, caldo rifugio per sognatori stanchi, amica incolpevole di sentimenti ostili.

Eboli, con le sue chiari voglie di scrivere la storia, timida, ma forte, povera, ma bella!

Mi brillarono ancora una volta gli occhi ad ammirarla nel suo splendore, mi riscoprii innamorato più che mai di quel lembo di terra dove ogni mio piacere o dispiacere ebbe avuto vita, pensai al mio caro padre che tanto aveva dato alla sua diva e che mai aveva chiesto in cambio nulla, pensai che sarebbe stato giusto, per lui, vedersi riconoscere almeno le capacita’ professionali, trovare scritto su un semplice pezzo di carta che Giuseppe a. possedeva delle spiccati doti di meccanico saldatore.

Alla fine dei suoi giorni, il sig. Giuseppe, nato ad Eboli, trovo’, come unica grandissima soddisfazione, di essere sepolto ad Eboli, null’altro chiese, null’altro ebbe!

Come lui, tanti altri ignoti personaggi hanno fatto e fanno la storia della nostra diva, semplici cittadini capaci di enormi qualità, ignoti perché ignorati, schiacciati dall’esigenza di dare spazio sempre e solo a chi umile non e’, dalla cattiva abitudine di essere superficiali, di sminuire il valore della semplicità per non permettergli di superare gli interessi della complessità.

Ed e’ cosi’ che pensai di raccontarla, di descrivere le sue forme, i suoi umori, la gioia, il dolore…..ogni piccolo particolare che la potesse rappresentare, avvertii l’esigenza di scrivere di lei, dei suoi figli, delle sue figlie, di dare la possibilità a chi sente dentro l’anima tutto quell’amore che sento io di esprimersi per lei, la nostra tanto cara Eboli diva.

Questa terra ci appartiene come noi apparteniamo a lei, la sua storia e’ la nostra, il suo passato e’ il nostro orgoglio, la sua dignità, le doti umane, artistiche e professionali di ogni ebolitano non possono far altro che regalarci la speranza di vederla sempre più bella e viva, di sentirla sorridere mentre, distesa sulla piana del dolce fiume ed accarezzata dal mare, ci osserva.


Cosimo Avigliano