lunedì 10 novembre 2008

L'AVVOCATO DELLE CAUSE PERSE


L'INFARTO DELL'OSPEDALE

Che da un po' di tempo il malato più grave fosse proprio lui, l'ospedale, lo si era ben capito. Ma di ciò ci eravamo talmente abituati che alla fin fine pensavamo fosse patologico tale stato di cose. Invece no, ultimamente l'ospedale, il malato cronico, riversa in condizioni pessime e sembra di assistere ad un lento ma inesorabile calvario. Sembra di essere al suo capezzale. Per uno strano gioco delle parti i ruoli si sono rovesciati. Noi assistiamo Lui. Perché se volessimo personificare l'ospedale di Eboli, in questo momento ci apparirebbe come un malato pieno di bende, con la gamba ingessata appesa, il capo coperto da fasce peggio di una mummia, e l'ennesima flebo che scorre nelle vene. Una situazione paradossale; se l'ospedale da sempre è chiamato ad assistere la salute delle persone, oggi chi assiste “l'assistente”? Un po' come direbbe Tabucchi: Chi testimonia per il testimone?... La risposta può sembrare ovvia: la politica. Perché è giusto che questa rispecchi le necessità del popolo e si batta per un servizio fondamentale, quale è quello dell'assistenza sanitaria. Ed è un diritto sacrosanto di ogni cittadino, quello di avere ad una distanza ragionevole un servizio di pronto soccorso che risponda immediatamente alle emergenze. Ma troppo spesso la politica si distacca dal ruolo al quale è chiamata, ed in questo caso, come in molti altri, preferisce chiudersi in calcoli ed artifici numerici per giustificare la chiusura di un ospedale piuttosto che fare discorsi razionalmente umani. Se la situazione sanitaria versa in condizioni disastrose, le colpe sono individuabili. E sono colpe individuali, che bisogna ricercare nella classe dirigente. E' inutile versare parole da demagoghi sulle cattive abitudini del sistema. Ci vuole una sorveglianza “spartana” che stia lì a vigilare puntigliosamente su ogni minimo particolare. Ma purtroppo così non è e per questi motivi ci ritroviamo a pagare le pene una grande fetta di popolazione ebolitana e limitrofa. Insomma, per colpa di pochi, si paga tutti!

Giuseppe Avigliano

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