domenica 5 luglio 2009

L’AVVOCATO DELLE CAUSE PERSE

CRISTO SI E' FERMATO A EBOLI

Cristo si è fermato ad Eboli è un romanzo di Carlo Levi. Probabilmente nel 1945, quando il libro fu pubblicato dall'editore Einaudi, nessun ebolitano avrebbe immaginato che quella frase gli sarebbe rimasta cucita addosso per gli anni futuri. Il romanzo, fin da subito, ebbe il favore della critica. Ma non solo. Fu un grande successo soprattutto per il pubblico di lettori raggiunto sia in Italia che all'estero. Entrò di diritto nei manuali di letteratura. Poi passò molto tempo, ben 34 anni e Francesco Rosi decise di tradurre il romanzo dalle pagine di un libro alle scene di un film. Un grande attore vestì i panni di Carlo Levi: Gian Maria Volontè. Dunque due sono le date importanti: 1945, la pubblicazione del libro; 1979, l'uscita del film nei cinema. Insieme all'opera di Levi e poi alla trasposizione cinematografica di Rosi il nome di Eboli entrò nei migliori salotti intellettuali del paese, nelle recensioni sui giornali e nelle chiacchiere di molte persone. La sua fama deve molto a Carlo Levi. Nonostante la sua storia millenaria Eboli non avrebbe potuto avere miglior pubblicità del titolo che Levi scelse per la sua opera. Ma attenzione, che solo di titolo si tratta! Infatti il romanzo di Levi non è affatto ambientato ad Eboli e Levi non conobbe mai Eboli. Solo una volta si fermò qui, ma da morto. Gli ebolitani gli vollero tributare gli onori per aver reso famoso in tutto il mondo il nome della loro cittadina. E allora da che cosa nasce quel titolo? Fu la stazione di Eboli ad impressionare Carlo Levi. Era di passaggio per raggiungere la Basilicata - il luogo designato dal regime fascista per il suo esilio- quando, probabilmente, vedendo la stazione ed il cartello con la scritta “Eboli” ebbe la felice ispirazione. Da Eboli in poi, proseguendo verso l'interno e quindi verso la Basilicata, il mondo sembrava essersi fermato. E quel mondo di contadini, di antiche tradizioni e vetuste leggende, Levi descriverà con ineguagliabile maestria nel suo libro.
La stazione di Eboli, oggi, non è la stessa che vide di passaggio Carlo Levi. Di lei rimangono solo pochi tristi binari. E Cristo sembra essersene andato da tempo.

Giuseppe Avigliano

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