martedì 26 maggio 2009

GINO CIAGLIA E LE SUE STORIE


LA GUERRA DEI MANIFESTI O MANIFESTI DI GUERRA?

Mi chiedo (come se non avessi nulla da fare tutto il giorno), penso, mi sforzo di capire…
Molte cose però non me le spiego. Viviamo in un paese senza regole. W L’ANARCHIA!
La politica è un po’ come Dio: se ne parla parla parla, ma non si vede mai.
Bisogna avere fede. E noi sono anni che abbiamo fede. Secoli.
In questo periodo di elezioni, quando passeggio per le strade del mio paese, mi è capitato di notare che gli spazi per le affissioni sono vuoti. I manifesti con i faccioni campeggiano sui pali, risaltano dai muri, dominano i cassonetti dell’immondizia.
Penso alla carta che sprechiamo, ai milioni di alberi troncati e fatti a pezzi e polverizzati e mi torna in mente la canzoncina che mi facevano cantare all’asilo “Per fare un tavolo ci vuole il legno… nananana…”.
Eppure…
Basterebbero trenta manifesti. Ognuno il suo spazio. Sarebbe anche bello da vedere.
Tutti quei colori: azzurro, rosso, giallo, verde. Una città più pulita.
Ognuno sceglie il suo candidato preferito.
Il sindaco ha dichiarato su un quotidiano “Basta così. Ognuno utilizzi il suo spazio previa multa salatissima”. Ma è come aver premuto il pulsante per lo sgancio della bomba atomica e poi chiedere scusa. È inutile. Certe cose devono essere prevenute.
E mentre cammino penso anche: che politico potrà mai essere uno che fa affiggere ai suoi scagnozzi manifesti abusivi? Un viso dei ‘Verdi’ sorride a denti stretti e ha stampato sulla fronte a caratteri cubitali RISPETTIAMO LA NATURA.
E la colpa non è del sistema o comunque di chi glielo consente.
La colpa è nostra! Che non capiamo. Non vediamo.
Diamo per scontato che la guerra dei manifesti è una guerra senza vittime.
Be’, no. Non è così.
Di notte come gatti in calore, litigano, fanno a pugni.
Come pipistrelli con il radar andato a male, girano a vuoto.
I più furbi si nascondono, sonnecchiano in auto prestate dal loro mandante e fanno la posta ai loro avversari, si camuffano come camaleonti per poi uscire e armati di scopina e colla coprendo la bandiera del loro avversario.
Lecchini e portaborse armati di accendino danno fuoco al manifesto del nemico.
La mattina tornano alla base come soldati scampati alla morte: ridono, si divertono, raccontandosi le loro gesta notturne, aspettando che la notizia arrivi al capo.
E mentre attendo in fila alla posta, l’odore acre di qualcuno che non si lava ma è lì per pagare la tassa sull’acqua, mi assale e penso all’odore che doveva esserci nelle trincee, quando si combatteva sul serio.
Quando si lottava per UNIFICARE!!! Quando i soldati erano UOMINI!!!
Quando eravamo TUTTI UNITI!!!
E quando valuto, che questi guerrieri senza ideologie sono i Nostri figli…
Mi sento già sconfitto. E come vorrei essere già morto per non vedere.

Gino Ciaglia

Nessun commento: