martedì 6 luglio 2010

EBOLI NON VUOLE IL BAVAGLIO


“Il concetto di bavaglio e di informazione è qualcosa di difficilmente definibile!” Lo disse un mio amico, qualche giorno fa. E’ difficile da definire dove comincia il bavaglio e dove finisce l’informazione. E’ difficile distinguere le zone grigie, e quelle rosse, ad alto rischio. La verità è che un po’ tutti preferiremmo parlare di altro. Della situazione economica, dei lavoratori di Pomigliano D’Arco, dei disastri ambientali che minano la nostra salute. Vorremmo cominciare a parlare di una società diversa. Vorremmo stravolgere questo stato di cose, questa affannosa apatia che pervade l’Italia ormai da troppo tempo. Eppure ci troviamo immersi, ormai da settimane, in un dibattito infinito che occupa le prime pagine dei giornali e le conversazioni davanti ai bar: le intercettazioni telefoniche. Il messaggio da parte di chi governa è chiaro, lampante: Non rompeteci più i coglioni. Lasciateci strafogare sulle macerie dell’Abruzzo. Lasciateci riconvertire Palazzo Grazioli in una casa chiusa. Lasciateci fare affari! Insomma, basta ai giornali che fanno inchieste. Anzi, chi ci prova rischia la galera. Per tre anni. Al bando i giornalisti. Al bando gli editori coraggiosi. Al bando, ahinoi, la verità.
L’altra mattina, nel silenzio assoluto, Eboli si è risvegliata con un enorme bavaglio sulla bocca. Chi si è trovato a passeggiare per le strade del centro, lo scorso Mercoledì 23 Giugno, ha potuto notare i leoni in Piazza della Repubblica imbavagliati. Lo stesso monumento ai caduti e tutti i busti della città, da Matteo Ripa a Carmine Calò, fino a Carlo Levi avevano un bavaglio sulla bocca. Un messaggio forte. Che purtroppo non ha sortito l’effetto che meritava, né fra la popolazione, né sui giornali locali. Tuttavia, ci piace pensare che da Eboli possa ripartire qualcosa di buono, di propositivo, che ponga in rilievo la bassezza culturale dell’attuale classe politica al governo. E questo messaggio deve ripartire dai giovani. Affinché non esistano mai più tentativi squallidi di zittire la verità.
Giuseppe Avigliano

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